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Tekken "The King of Iron Fist"

Dopo lo stupefacente esordio avvenuto con Ridge Racer, Namco cala il suo secondo asso con questo Tekken che fa sembrare di botto quel gran pezzo di software che era Toh Shin Den, solo un giochetto da bambini... Ma con Tekken bisogna dirlo, Namco non aveva certo l'obbiettivo di spodestare un picchiaduro sicuramente molto bello da guardare e che tanti utenti, me compreso, aveva traghettato verso la macchina Sony nei suoi primissimi mesi di vita, ma troppo carente sotto tanti punti di vista per essere considerato un degno esponente del genere, com'era Toh Shin Den, ma entrare in diretta concorrenza con il ben più blasonato Virtua Fighter di SEGA, primo picchiaduro 3D in assoluto, che dopo i successi mietuti in sala aveva goduto di una trasposizione, non perfetta ma comunque godibile, sul Saturn diretto concorrente di PlayStation. A prima vista Tekken era decisamente più "massiccio" del picchiaduro firmato Takara, inutile negarlo, i combattimenti apparivano più realistici e cruenti, per quanto fossero presenti diverse mosse a dir poco sovraumane e non ci fosse una goccia di plasma che fosse una, ma solo dei simpatici flash a evidenziare i colpi andati a segno, tutto quanto accadeva durante un combattimento in Tekken, era quanto di più vicino ad'un reale scontro tra esperti di arti marziali si potesse osservare su PlayStation.

Sottotitolato: The King of Iron Fist, letteralmente il Re del pugno d'acciaio, la storia di Tekken vede Heiachi Mishima, propietario della Mishima Corporation, organizzare un torneo tra i massimi esperti di arti marziali mondiali con in premio un cospiqua somma di denaro al solo scopo di rivedere il figlio Kazuya gettato in un burrone alla tenera età di cinque anni (...) un plot decisamente sopra le righe e che complici le tantissime sottotrame legate a ogni personaggio, anche ai meno interessanti, creeranno nel tempo una delle saghe in assoluto più affacinanti della storia videoludica, nonchè una trama talmente intricata e ricca di colpi di scena da far sembrare realistico anche Beautiful... I personaggi del roster iniziale, che andrà poi via via ampliandosi fino a raggiungere una cifra più che doppia, sono otto e sono tutti o quasi già spledidamente caretterizzati sin dal primo episodio. Ognuno di loro oltre alla sua specifica arte marziale ha da raccontare una storia personale e ha i suoi buoni motivi per partecipare al torneo. Chi per sete di denaro, chi per voglia di vendetta o gloria, ogni combattente è fortemente motivato ad'arrivare allo scontro finale con Heiachi e batterlo, il premio per noi videogiocatori, sono delle splendide sequenze in computer grafica (esclusiva della versione PlayStation), che ai tempi lasciarono diverse mascelle splancate per la loro indiscutibile tecnica grafica, e un personaggio giocabile in più per ogni finale sbloccato. Tra i personaggi principali meglio caratterizzati, spiccano senza dubbio Heiachi e il figlio Kazuya che sono sicuramente i combattenti più potenti del torneo, ma non gli sono troppo inferiori il judo/karateka newyorkese Paul Phoenix, o l'emulo di Bruce Lee, lo chef Marshall Law, senza dimenticare King, un sosia dell'Uomo Tigre che ricorda il personaggio non solo nell'aspetto ma anche nella storia, essendo un lottatore di wrestling che combatte per salvare un orfanotrofio... ma in questo gioco non poteva certo mancare il gentil sesso, rappresentato dall'assassina professionista Nina Williams (e sorella) e dalla cinese Michelle Chang, passando poi a personaggi sicuramente più originali che non nascondono un certo gusto per l'assurdo da parte dei designer Namco, che con personaggi come un cyborg samurai armato di katana (Yoshimitsu) e un orso (...Kuma) abbandonano definitivamente ogni pretesa di realismo.

Sull'onda del realismo esasperato espresso dal titolo SEGA, Namco decide di abolire fireball e qualsivoglia attacco speciale a favore di tecniche di combattimento reali ma prendendosi diverse licenze sulla loro esecuzione e sui loro effetti. In Tekken siamo ben lontanti da Virtua Fighter in quanto a tecnicismo tanto da poter definire il picchiaduro Namco, come "popolare" per via della relativa facilità con cui si portano a termine sequenze di calci e pugni devastanti e capaci di atterrare l'avversario in una manciata di secondi, la giocabilità è affidata a quattro pulsanti principali, uno per arto, e questa è la prima grande innovazione portata al genere da questo picchiaduro, e la parata viene effettuata semplicemente tirando il pad indietro, nel metodo tradizionale e molto più intuitivo quindi, laddove in Virtua Fighter per la parata era necessario l'utilizzo di un tasto apposito. Definire Tekken come un picchiaduro tridimensionale sarebbe comunque assolutamente sbagliato dato che i suoi combattimenti si svolgono sempre e solo su due assi principali e non viene data al giocatore la possibilità di muoversi usando la profondità come accade in Toh Shin Den (3D totale) o lo stesso Soul Edge sempre di Namco, ma la terza dimensione viene usata solo nella rappresentazione a schermo del combattimento, che grazie a frequenti zoomate e cambi repentini d'inquadratura contribuisce a farci sentire maggiormente al centro dell'azione.

La tecnica poligonale espressa da questo picchiaduro, sviluppato ricordo su scheda Namco System 11, ovvero la PlayStation da sala, è già su altissimi livelli per quanto la stessa fosse ai tempi ancora agli inizi, i personaggi godevano di tantissimi poligoni a comporne la figura, tutti texture mappati, e sebbene in bassa risoluzione rappresentavano sicuramente quanto di meglio si potesse godere in materia di picchiaduro casalinghi, non dimentichiamo poi che il tutto girava a ben 60 fotogrammi al secondo senza nessuna incertezza di sorta. I fondali al contrario di quanto visto nel successivo Virtua Fighter 2 (SEGA '95) che presentava splendide arene completamente poligonali e obbiettivamente magnifiche, erano in semplice bitmap, in pratica al pavimento virtualmente infinito e non delimitato come in altri picchiaduro, erano applicate sullo sfondo delle belle "cartoline", ma non per questo il risultato finale risultava malvagio, anzi, alcuni stage come l'Acropolis con i suoi templi o la Monument Valley erano quanto meno affascinanti e complici anche le splendide tracce sonore l'immersione nel gioco risultava quasi totale. Unico appunto che si puo muovere a questo primo capitolo è una difficoltà non perfettamente calibrata che permette senza troppi problemi di terminare il gioco con qualunque personaggio anche a livello Ultra Hard (il più difficile) semplicemente memorizzando quelle tre o quattro mosse devastanti di ogni personaggio... caratterisitca questa in parte mantenuta dalla saga sino ad' oggi con gli ultimissimi capitoli e motivo principale delle critiche da parte dei detrattori. Con Tekken la Namco ha deciso di premiare la spettacolrità dell'azione a scapito spesso del realismo creando un picchiaduro profondamente arcade e di conseguenza decisamente più nazional popolare e apprezzabile dalla grande massa, motivo principale per cui ogni nuova release di questo gioco ha sempre stravenduto. Questo non vuol dire comunque che il picchiaduro Namco non richieda tecnica anzi, il meglio dei combattimenti in Tekken lo si ha affrontando avversari umani, dove la maggiore tecnica dell'uno o dell'atro durante gli scontri salta immediatamente all'occhio, anche se questo bisogna dirlo, accade maggiormente a partire dal secondo capitolo, sicuramente più completo sotto molteplici punti di vista. Tornando al gioco in versione PlayStation, segnalo una scarnissima scelta di modalità di gioco che si limita in pratica alla sola arcade, certo ai suoi tempi anche solo per terminarlo con tutti i personaggi bisognava finirlo almeno diciassette volte, per rendersi poi conto che i personaggi sbloccati purtroppo non avevano sequenza finale, ma anche nel '95 almeno una modalità Time Attack o Survival non avrebbero guastato... interessante infine affrontare il gioco nei panni di Heiachi, che dovrà vedersela con tutti i sotto boss, ovvero i personaggi sbloccati e come scontro finale avrà un duello contro un Kazuya alternativo (in tuta blu) mai più visto nella saga e sostituito dal ben più affascinante Devil Kazuya. Tekken è un titolo indispensabile nella storia della PlayStation e dei picchiaduro in generale, il consiglio è di procurarselo assolutamente in versione NTSC dato che in Pal il gioco è afflitto dalle odiose bande nere e da un calo della velocità di gioco, erano decisamente altri tempi allora per le conversioni da titoli giapponesi... Segnalo infine una versione arcade perfect di questo primo capitolo contenuto come extra speciale insieme a Tekken 2 e 3, nello splendido Tekken 5 per PlayStation2. Alla prossima.

Conclusioni finali
Un primo capitolo che visto oggi appare probabilmente fortemente limitato ma non per questo immeritevole di essere ancora giocato e che ha il merito di aver aperto le porte a una delle saghe divenute poi tra le più importanti della storia videoludica moderna.

Pro
Tecnicamente pregevole
Giocabilità eccellente
Contro
Difficoltà rivedibile
Poche opzioni di gioco


Eikichi "Oni" Onizuka

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Grafica 92%
Sonoro 90%
Giocabilità 90%
Longevità 85%
Globale 89%



Sistema PlayStation
Genere Picchiaduro
Sviluppo Namco
Anno 1995
Giocatori 1/2


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Tekken 5 "Moonlight Wilderness"